Da parecchi anni ormai seguo con passione il calcio inglese ed in particolare l’Arsenal, ma solo dopo aver letto questo fantastico libro scritto da Stefano Faccendini, posso dire di conoscerlo veramente. Questo perché il calcio inglese è fatto di tante storie, di tanti episodi, di piccole squadre e di piccole tifoserie che però sanno rendere grande questo sport in Inghilterra. La televisione ed i giornali, è vero, danno ormai molte informazioni sul calcio inglese, ma, diciamo così, solo quello d’elite, quello che “conta”. E’ facile ormai sapere tutto su Arsenal, Liverpool, Manchester e Chelsea, ma questo calcio è fatto anche di squadre come l’FC United of Manchester e come l’AFC Wimbledon. Sicuramente fino a quando non si conosce la storia dell’AFC Wimbledon in particolare, non si può dire di sapere fino dove può arrivare il calcio d’oltre manica grazie alla passione ed all’amore dei tifosi.
La storia dell’AFC Wimbledon è infatti veramente appassionante e densa di significato, densa di emozioni, emozioni vere, una storia di tifosi, di tifosi veri. Questa è una di quelle vicende, magnificamente descritta ed ottimamente spiegata in ogni particolare dall’autore, che riempiono il cuore e che fanno inevitabilmente innamorare di questo club, di questi meravigliosi tifosi e di questo sport.
E’ facile tifare per le grandi squadre che vincono, che comprano e vendono campioni, che pagano esorbitanti stipendi, che riempiono gli stadi di tifosi veri, ma anche di tifosi, o clienti, come li definisce Faccendini, attratti dallo spettacolo del calcio, dagli stadi moderni con comode poltroncine, con negozi pieni di gadgets di ogni tipo, con ristoranti e “director box”, ma non dalla fede verso i colori della propria squadra del cuore.
Questo non significa che tifare per squadre importanti sia sbagliato, io stesso tifo per l’Arsenal, non per scelta, ma per amore, perché quando una squadra entra nel cuore di un tifoso non c’è niente da fare, che sia una squadra vincente e famosa o che sia una squadra piccola che milita in categorie inferiori, quella è la sua squadra. Si possono però avere delle simpatie e delle passioni anche verso altri club, magari proprio perché si resta colpiti da storie particolari, da episodi curiosi. Leggendo questo libro ho capito quanto possa essere bello tifare anche per una squadra che gioca per degli obiettivi meno importanti forse, ma che gioca con impegno, che non vince Champions League, che non ha fuoriclasse strapagati, ma ha un cuore grande, rappresentato dai suoi tifosi. Tifosi, nel caso dell’ AFC Wimbledon, che pur di restare fedeli ai colori gialloblu, che pur di mantenere la propria squadra nel loro quartiere originario, hanno rinunciato alla Football League ed hanno preferito fondare e finanziare un club semiprofessionistico costretto a ripartire dai bassifondi della piramide calcistica inglese.
Ammiro questa gente e mi piacerebbe far parte di un tifo così forte, più forte di tutto e di tutti. Sono convinto che la tifoseria dei gooners sia fedele ed appassionata allo stesso modo e che sarebbe pronta a seguire l’esempio dei Wombles se, mi auguro di no ovviamente, si dovesse trovare un giorno nella stessa situazione, ma forse per il contesto più piccolo e per i fatti accaduti, trovo i tifosi dell’ AFC Wimbledon davvero unici e fantastici. Lo so, non sarò mai uno di loro, io non ho sofferto come loro, io non ho combattuto come loro, io non ho tifato come loro magari sotto la pioggia in una partita della Combined Counties League, io non ho contribuito alla rinascita del club, io non ho contestato la dirigenza nei momenti difficili, ed io ho scoperto solo ora la loro storia e mentre loro lottavano per far sopravvivere la loro squadra io me ne stavo beatamente in Italia a guardarmi i mondiali di Corea e Giappone senza minimamente pensare a quello che stavano passando. Però la loro storia mi ha talmente appassionato che rimpiango il fatto che a quei tempi ancora non conoscevo così bene il calcio inglese, ancora non mi appassionavano queste storie di queste piccole realtà, ma mi interessava solo sapere chi avrebbe vinto la Premier , la Champions , i Mondiali o il Pallone d’Oro.
Adesso seguo con passione tramite internet il calcio inglese cosiddetto “inferiore”, ma non sarà mai come assistere ad una partita dal vivo, magari al Kingsmeadow, lo stadio in cui ora giocano i “Wombles”… certo, come sono già stato all’Emirates Stadium parecchie volte, così potrò anche andare lì ogni tanto, ma non certo a tutte le partite, come invece fanno sicuramente i tifosi veri. Ma questo è purtroppo il limite di noi italiani tifosi di squadre inglesi…
Sicuramente ci sono altre storie interessanti nel calcio inglese, ma quella del Wimbledon è davvero particolare ed affascinante (dal nostro punto di vista, per i tifosi immagino sia stata una storia per certi versi “tragica” dal punto di vista sportivo, ma anche emotivo), perché è stato un club che ha sempre sofferto, e anche quando dopo tanti anni di storia è riuscito a raggiungere con meriti puramente sportivi l’ “Olimpo della Premier” ed addirittura a vincere una storica, fantastica e memorabile FA Cup ha dovuto arrendersi, ma non per demeriti sul campo, ma per colpa di gente ricca e senza scrupoli che non ha esitato ad anteporre i propri interessi a quelli del club e dei suoi tifosi, calpestando i loro sentimenti.
Il Wimbledon FC ha dovuto arrendersi con la fondazione da parte di queste persone del nuovo club con sede a Milton Keynes, ma i suoi tifosi no, i suoi tifosi non si sono arresi e, anzi, hanno cominciato a lottare con tutte le loro forze, ed alla fine sono riusciti ad ottenere un risultato fantastico: la loro squadra, da loro stessi fondata e gestita, è quindi tornata a casa (anche se non proprio a Merton, ma lì vicino a Kingston) , niente Milton Keynes, niente Selhurst Park (dove avevano dovuto giocare dopo la vendita del loro stadio, il Plough Lane), niente fusioni con altri club, ma solo AFC Wimbledon!!! Loro non si sono mai arresi ed hanno dimostrato come la passione possa battere i soldi ed il potere, la passione dei tifosi, questo fa diventare il calcio uno sport bellissimo, questo e solo questo. Oggi il Kingsmeadow è sempre pieno e l’entusiasmo, dopo l’ennesima promozione appena ottenuta che porterà l’AFC Wimbledon nella Conference National, e quindi ad un passo dalla Football League, è alle stelle e la squadra ha mantenuto il suo spirito combattente di sempre, come quello che contraddistingueva il Wimbledon FC in Premier League, qualche anno fa quando era conosciuto come la “Crazy Gangs”. Chissà , forse il giorno in cui potranno incontrare il MK Dons (la squadra che ora gioca a Milton Keynes) non è poi così lontano…
Di questo libro mi ha anche incuriosito il fatto che l’autore sia italiano; ho quindi capito, con grande piacere, che come me ci sono tanti altri italiani che, stanchi di un calcio, il nostro, ormai interessato solo al business, solo alle vittorie, ai soldi, al gossip ed alle polemiche arbitrali, si rifugiano in questo calcio, totalmente diverso da quello a cui eravamo abituati e nel quale si possono trovare “favole” come quelle dell’AFC Wimbledon. Mi complimento con lui e lo ringrazio per avermi fatto conoscere questa storia, questa squadra e questi tifosi: per me è stato molto importante.
Per concludere consiglio a tutti coloro che ancora non lo abbiano fatto, di leggere questo libro, di farlo subito, di farlo con passione e di farlo per capire veramente cosa può rappresentare il calcio inglese e cosa può significare amare con tutto il cuore la propria squadra. Sono sicuro che nessuno resterà deluso e che se l’AFC Wimbledon esiste lo deve ai propri tifosi e che per continuare ad esistere ha bisogno di nuovi appassionati, ha bisogno di tutti coloro che credono in questo calcio, non nel calcio dei ricchi e dei potenti, ma nel nostro calcio, nel calcio dei tifosi.
Una frase del libro che mi è rimasta impressa è stata pronunciata da uno di quei tifosi, uno di quei tifosi che non si è mai arreso, quando, rispondendo a precisa domanda disse che non poteva scegliere tra cosa preferisse tra il fallimento del Wimbledon Fc e lo spostamento del club a Milton Keynes, perché per lui erano la stessa cosa e rappresentavano entrambe la fine della sua squadra del cuore.
“Football is nothing without fans” - Jock Stein (1922-1985)
St.
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