Atterriamo al John Lennon Airport in tarda mattinata ed un bus ci porta dritti a Liverpool ONE, in pieno centro città dove possiamo già assaporare l’atmosfera di questa città che avevamo già visitato troppo velocemente una decina di anni prima.
Dopo una breve sosta con spuntino da Sturbucks iniziamo a girare per i negozi del centro, tappe obbligatorie da Size? e Fred Perry, ma anche al record shop “Rough Trade”, ma abbiamo fretta di vedere più cose possibili ed allora andiamo in direzione Royal Albert Docks, un complesso di magazzini in mattoni situato nell’area portuale della città a sud del Pier Head, qui possiamo ammirare lo skyline della città in lontananza che si affaccia sul fiume Mersey e fermarci qualche minuto nel fantastico pub “The Pumphouse”, un edificio in mattoni rossi bellissimo, il suo interno è suggestivo e pieno di quadri e cimeli storici riguardanti Liverpool.
Proseguiamo verso il Pier Head passando dal Merseyside Maritime Museum e dalla Tate Modern, fino ad arrivare alla famosa statua di bronzo raffigurante John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison, ovvero i “The Beatles”, uno dei principali simboli cittadini, qui scattiamo diverse foto anche se è difficile trovare l’attimo giusto visto che il monumento, svelato nel 2015, è attorniato da turisti intenti come noi a fotografarlo.
Alle spalle dei 4 si possono ammirare le cosiddette “tre grazie”, gli storici edifici Royal Liver Building, Cunard Building e Port of Liverpool Building, ci incamminiamo poi verso il nostro albergo dove possiamo lasciare gli zaini e riposare qualche minuto prima di addentrarci nel quartiere più vivace e colorato di Liverpool, a Mathew Street possiamo infatti trovare pub e locali, un negozio interamente dedicato ai Beatles oltre al museo della band, non entriamo a visitarlo, ma già la facciata esterna principale ci soddisfa, su di essa ci sono infatti rappresentate immagini dei quattro, ma anche di altre band che hanno fatto la storia della musica, tra queste anche i Joy Division, i Clash, gli Echo and The Bunnymen, i Talking Heads e gli O.M.D., subito dopo c’è l’Eric’s, storico locale dove si suona musica dal vivo, in passato si esibirono anche queste stesse band.
Ma il piatto forte sono il The Cavern Club ed il The Cavern Pub, c’è anche il The Cavern Restaurant, ma ci interessa di meno, compriamo due biglietti per entrare nel Club e sono soldi spesi benissimo perché il locale è meraviglioso, c’è musica dal vivo in continuazione per tutto il giorno e la sera e tantissimi riferimenti storici ai Beatles, quadri, locandine, strumenti musicali, foto, ritagli di giornali, troviamo posto ad un tavolo e restiamo lì parecchio tempo ad ascoltare ottima musica sorseggiando ottima birra.
Più tardi ci incamminiamo verso il centro città proseguendo poi in direzione di Chinatown e poi della Cattedrale, sta cominciando a fare buio e si avvicina anche il momento di cenare, torniamo quindi in Mathew Street, entriamo al The Cavern Pub, anche qui c’è musica dal vivo, ma non è possibile mangiare e nemmeno all’Eric’s dove comunque facciamo un giro per vederlo internamente, anche qui ci sono tantissimi riferimenti alle band che ci hanno suonato in passato, poi, direttamente dal suo interno, si entra nel fantastico pub King John completamente arredato in stile medievale, ci sono raffigurazioni di cavalieri, , re, draghi e così via, tornando in strada incappiamo anche nel “Beatles Bar”, entriamo anche qui a dare un’occhiata, al suo ingresso ci sono delle statue della band, è davvero bello, ma anche qui non si può cenare.
La fame, e la voglia di sederci tranquillamente anche per riposarci un pò, ci porta al pub “Flannagans Apple”, sempre in Mathew Street, anche qui c’è musica dal vivo, ordiniamo la nostra cena, per me un’ottima pie di carne, accompagnata dall’immancabile birra, mangiamo con calma mentre ascoltiamo il cantante solista che si sta esibendo, oltre a vedere dallo schermo gigante la partita di League One tra Shrewsbury Town ed Exeter City.
Soddisfatti e contenti possiamo tornare in albergo in attesa della giornata successiva che sarebbe stata intensa ed interessante.
Dopo una Full English Breakfast andiamo a piedi in centro città, Liverpool si sta svegliando, alcuni negozi sono ancora chiusi, ma la nostra destinazione non ha un orario di apertura, andiamo infatti ad ammirare in una via secondaria il murale disegnato dall’artista Paul Curtis in onore ed in ricordo di Wade Smith, storico negozio che negli anni ’80-’90 era un punto di riferimento per la sottocultura dei Casuals, qui si vendevano svariati modelli di Adidas introvabili da altre parti e l’abbigliamento giusto; il murale raffigura due ragazzi, vestiti secondo lo stile Casual, appoggiati alla vetrina del negozio, sapendo già che ci sarei venuto, ho indossato un maglione “Circa 81” giallo a rombi molto simile a quello disegnato su uno de due ragazzi, inutile dire che mia moglie Silvia mi ha scattato delle foto fantastiche e davvero particolari!
Torniamo verso il centro ed andiamo al Metquarter, un complesso di negozi tra i quali “Transalpino”, uno shop che realizza magliette con grafiche che richiamano la sottocultura dei Casuals negli anni ’80, ce ne sono davvero tante e molto belle, scelgo ed acquisto quella che raffigura lo stesso disegno del murale dedicato a Wade Smith.
Ma siamo solo all’inizio, infatti ci portiamo alla fermata dei bus dove saliamo su quello diretto a Birkenhead, per arrivarci si passa nel tunnel che attraversa il fiume Mersey, arriviamo nella piccola cittadina nella periferia di Liverpool e scendiamo a Prenton, dove sorge il Prenton Park, lo stadio del Tranmere Rovers FC., poco prima c’è un pub chiamato, appunto, Prenton Pub, durante il tragitto avevo notato un murale raffigurante due giovani tifosi della squadra con alle loro spalle lo stadio ed in particolare la statua al suo esterno dedicata a Johnny King, leggendario manager del Club.
Osserviamo lo stadio esternamente fino ad arrivare alla facciata dove c’è il fantastico murale con il quale è stato omaggiato il libro ed il film “Awaydays”, che parlano proprio di un gruppo di tifosi Casuals del Tranmere, e che raffigura delle Adidas indossate da quegli stessi ragazzi, anche in questo caso posso sfoggiare un look a tema composto da un giubbetto “cagoule” vintage della Peter Storm e delle Adidas Forest Hills, i simboli di quello stesso film, su una parete in una via parallela c’è un altro meraviglioso murale, realizzato sempre da Paul Curtis, che ha disegnato una scena davvero particolare che raffigura un tifoso dei Rovers, un pensionato di 72 anni di nome Charlie Lindsay, che nel 1979 durante una partita che il Tranmere stava perdendo per 0-5 contro il Bournemouth, scavalcò le barriere ed entrò in campo colpendo con il suo bastone da passeggio il portiere ospite Kenny Allen, venne arrestato, ma restò per sempre nel ricordo dei tifosi.
Proseguendo arriviamo alla statua del leggendario e più vincente manager del Club, Johnny King che giocò tra il 1960-1968 ed allenò tra il 1987-1996 il Tranmere, posto davanti al cancello principale dello stadio, anche qui c’è un murales, sulla parte alta di una facciata dell’impianto, che rappresenta la squadra femminile dei Rovers.
Andiamo poi al Club Shop dove compro la maglia della stagione in corso che celebra il 140° anniversario dalla fondazione del Club, con il nome di Belmont FC, nel 1884, è molto bella anche la away, ma nella mia piccola collezione da tempo cercavo di avere la classica maglia del Tranmere e quindi decido di prendere la home.
Chiedo in modo gentile e senza pretendere nulla ad una ragazza che lavora nello shop se è possibile scattare qualche foto all’interno dello stadio, lei fa una telefonata e mi risponde in modo affermativo, ma devo aspettare qualche minuto; attendo con impazienza perché non vedo l’ora di vedere Prenton Park, nei piani iniziali di questo viaggio avevo programmato di vedere una partita proprio qui, ma poi ho dovuto cambiare weekend e quindi la mia scelta è andata su un altro match (comunque molto gradito e che svelerò più avanti).
Quando arriva, il simpatico signore ci accompagna all’interno dello stadio facendoci passare attraverso i corridoi che portano agli spogliatoi dei giocatori e del manager, Nigel Adkins, fino ad arrivare al tunnel che porta all’ingresso in campo, lo stesso che utilizzano le squadre durante le partite, è una grossa emozione attraversarlo ed entrare poi sul terreno di gioco.
Mi guardo intorno e vedo gli spalti con la scritta Tranmere Rovers, i seggiolini blu, poi il campo con un prato perfetto, il signore che ci accompagnati non ha alcuna fretta e mi lascia scattare le foto che voglio, ammirare Prenton Park, ma soprattutto mi spiega parecchie cose, una non mi piace molto, infatti non ero al corrente del fatto che è in progettazione un nuovo stadio, se ho ben capito i lavori di costruzione sono già iniziati e mi spiega dove si trova, purtroppo non abbiamo il tempo di andare a vedere visto che i programmi di giornata sono altri e non riusciremmo a fare tutto, gli chiedo il motivo di questa decisione visto che lo stadio attuale è molto bello e lui in risposta allarga le braccia e fa un sospiro di disapprovazione.
Una volta salutato il simpatico accompagnatore torniamo all’esterno dello stadio e ci accomodiamo al Prenton Pub per bere una birra fresca, il locale è bello, ma a quest’ora del venerdì è praticamente vuoto, a parte un gruppetto di signori che a quanto pare non hanno di meglio da fare, provo ad immaginare come deve essere pieno e chiassoso nei matchday.
Non contento voglio ancora vedere un murale che avevo visto da alcune foto, chiedo al pub dove si trova e mi indicano di tornare verso lo stadio e che è disegnato sulla facciata di una casa, ci incamminiamo, ma non riusciamo a trovarlo, allora fermo un signore che sta portando a spasso il suo cagnolino, gli mostro una foto e lui, invece che spiegarci dove sia, decide di accompagnarci, chiacchieriamo un po’ durante il breve tragitto e resta meravigliato che degli stranieri possano essere interessati al Tranmere Rovers, la sua squadra locale per la quale fa ovviamente il tifo.
Arriviamo al murale, sul quale sono rappresentati sempre da Paul Curtis in collaborazione con il Tranmere Rovers Trust, due leggendari giocatori del Club del passato, si tratta di Ian Muir e Ray Mathias, sotto di esso c’è un altro disegno che raffigura in modo stilizzato lo stadio compresa la statua di Johnny King, il signore con il cagnolino, che riluttante viene affidato temporaneamente a mia moglie, ci scatta un paio di foto e poi ci saluta simpaticamente.
Si sta facendo un po’ tardi considerando il programma della giornata ed allora ci avviamo verso la prima fermata del bus che ci dovrà riportare alla stazione dei bus di Liverpool One, il problema è che un cartello indica che non è in funzione, quindi dobbiamo portarci verso il centro di Birkenhead per trovarne un’altra, finalmente il nostro bus arriva abbastanza in fretta, saliamo e salutiamo questa piccola cittadina che mi ha sempre attirato, probabilmente per via del film “Awaydays”, è proprio come me l’aspettavo, non di certo bella, ma con un fascino per me irresistibile tipico del nord Inghilterra.
Arrivati a Liverpool l’attesa del successivo bus è un po’ lunga ed inizia anche a piovere, ma poi arriva il momento di salire, ci accomodiamo nei nostri posti preferiti, quelli al piano superiore ai primi posti in modo da poter vedere dalla miglior posizione possibile le strade che stiamo percorrendo intravedendo scorci di Liverpool anche nelle sue periferie.
E’ facile capire quando arriviamo alla nostra destinazione, infatti vediamo in lontananza Anfield, lo stadio, come tutti sanno, del Liverpool FC, la parte rossa cittadina, ammetto di non aver mai avuto simpatia per questo famoso e blasonato Club, ma vedere anche solo dall’esterno questo impianto storico è comunque emozionante, appena scendiamo dal bus, ha smesso di piovere, ci troviamo al “Bob Paisley Gate”, il cancello proprio sotto alla famigerata “Kop”, la sezione calda del tifo dei Reds, scattiamo qualche foto, poi ci incamminiamo fino a trovare la statua del leggendario Bill Shankly, grandissimo manager del Club, ma anche ex giocatore del mio amato Preston North End, poi, di fronte, c’è un murale ed un'altra statua raffigurante Bob Paisley, altro manager storico del LFC, dedicato alle grandi vittorie della squadra.
Facciamo il giro dello stadio dal suo esterno passando le scalinate che portano agli ingressi, fino poi ad arrivare al monumento dedicato alla memoria delle vittime della tragedia di Hillsborough avvenuta nel 1989, proseguiamo fino a trovarci di fronte al cancello con la scritta “You’ll never walk alone”, il motto del Club, c’è anche un muro sul quale sono poste delle grandi foto di giocatori del passato, poi, su una strada adiacente, c’è un bel murale dedicato ad Ian Rush, altro ex giocatore, una delle leggende del Club.
Facciamo il giro completo di Goodison Park scattando foto bellissime, come detto le gigantografie presenti sono davvero belle, trovo anche un riferimento ad una partita di coppa tra Toffees e PNE, ma la cosa migliore è quella di essere lì, peccato non poter entrare, ma con la mia immaginazione penso a quanto deve essere fantastico assistere ad una partita qui, cammino sotto la facciata dove c’è il grosso stemma del Club e mi sento per un attimo un tifoso di questa squadra così affascinante.
Continuando il giro ci troviamo di fronte alla statua del giocatore più leggendario dell’Everton, si tratta ovviamente del grande attaccante Dixie Dean, è meraviglioso come in UK sappiano onorare e ricordare i propri eroi, c’è tantissimo rispetto per il passato e per le persone che lo hanno reso grande.
Distaccato dallo stadio, anche se poco distante, c’è lo shop ufficiale, come sempre c’è qualsiasi cosa con i colori ed i simboli del Club, io acquisto una maglietta della Toffs, una fedele riproduzione della mitica maglia che l’Everton indossava nella stagione 1984-85, una stagione trionfante al termine della quale si laureò Campione d’Inghilterra per l’ottava volta nella sua storia oltre ad essere finalista in FA CUP e soprattutto vincitore della Coppa delle Coppe e della Charity Shield, è sempre stata una delle divise dei Toffees che ho sempre preferito con quello collo a V “prolungato”.
Quando decidiamo di tornare indietro, sta cominciando a fare buio e stanchezza e fame cominciano a farsi sentire, torniamo verso Anfield attraversando Stanley Park ed in attesa del bus, la fermata è proprio di fronte alla “Kop”, posso ammirare ancora questo iconico stadio, le gigantografie dei giocatori attuali sotto la siglia “YNWA”, c’è ancora in giro parecchia gente che è lì solo ed esclusivamente per visitarlo.
Il bus ci riporta in centro Liverpool, scendiamo alla fermata più vicina al nostro hotel e dopo una doccia ed aver riposato per qualche minuto torniamo fuori per cenare, sappiamo che i pub non cucinano dopo un certo orario e quindi è meglio affrettarsi, su consiglio di un amico inglese andiamo al “The Ship & Mitre”, che tra l’altro è anche lì vicino, ed appena entriamo capisco che è stata la scelta migliore che potessimo fare, il pub è già affollato, del resto è venerdì sera, c’è giusto un tavolino da due libero e ci affrettiamo ad occuparlo, la gente è più che altro intenta a bere, ordinando da mangiare mi sento un po’ strano, ma non mettiamo niente tra i denti dalla mattina e non mi sembra il caso di digiunare… prendiamo due fantastiche Scouse Beef, un buonissimo stufato di carne e Guinness accompagnato ovviamente da un paio di ottime birre, qui la cosa particolare è che al bancone si può ordinare solo da bere, mentre per il cibo ci si deve affidare direttamente alla cucina.
Il pub è stupendo, pieno di quadri, c’è anche una piccola libreria e delle poltrone, l’arredamento è completamente in legno, si tratta di un locale storico ed amatissimo dalla gente del posto, anche il cibo è ottimo e la serata scorre via veloce.
Il sabato non può che essere dedicato al football, sono pronto a vivere il mio “Saturday at 3.00 p.m.”, per farlo prendiamo dalla stazione Lime Street un treno che ci porta nella bellissima Chester, la mia città preferita in Inghilterra e che avevamo già visitato nel 2013 restandoci per tre giorni, stavolta ci dovremo far bastare una giornata, ma sarà molto intensa.
Nel corso della mattinata giriamo per il centro di Chester tra le sue costruzioni in stile Tudor, le mura costruite dai Romani che ancora attraversano la città e soprattutto uno dei simboli cittadini, l’Eastgate Clock, un grande orologio posto al di sopra di un ponticello nella via principale piena anche di negozi e ristoranti, uno di questi, ovviamente italiano, si chiama “Sergio”… come me… percorrendo le mura arriviamo anche sul fiume Dee, c’è già parecchia gente in giro, questa è una città davvero bella e che attira molti turisti sia dalla stessa Inghilterra che dall’estero.
La partita che ho scelto di andare a vedere si giocherà infatti al Deva Stadium dove il Chester FC terzo in classifica affronterà la capolista Scunthorpe United, è un big match e c’è grande attesa, una bella atmosfera e tante aspettative, è stato facile per me decidere di partecipare a questo match innanzitutto per la grande simpatia che provo nei confronti dei Blues dal 2012, principalmente mi aveva colpito il fatto che dopo il fallimento del Chester City i tifosi avevano subito creato un nuovo Club gestito da loro stessi, anni fa poi vidi in una camera di hotel sempre in Inghilterra in tv una partita di Coppa tra il Leeds United e proprio il Chester FC, mettiamoci anche il fatto che amo questa città ed il gioco è fatto, come detto, avevo anche visitato il Deva e rimasi colpito positivamente dall’accoglienza dello staff che mi aveva permesso di visitare lo stadio al suo interno facendomi fare un mini tour gratuito.
Dopo le prime due birre, le presentazioni ed un pò di chiacchiere i miei amici mi dicono che sono soliti andare allo stadio, che non è in centro, a piedi e che ci fermeremo in qualche pub sulla strada, per me va benissimo, saluto Silvia, che ha preferito restare in città, e li seguo, anche qui, come avevo notato lo scorso anno a Stockport, l’abbigliamento è decisamente Casual, nessuno indossa sciarpe e colori del Club, è uno sfavillare di Adidas di ogni modello ai piedi dei lads, anche io indosso un paio di Ardwick accompagnate da felpa e giubbetto CP Company, jeans della Lois e cappellino Aquascutum, qui la sottocultura dei Casuals è viva più che mai anche se siamo in una piccola realtà di un Club di Conference North, la sesta divisione della piramide del calcio inglese.
Dopo qualche minuto di camminata entriamo nel pub “The Shropshire Arms”, un’altra birra, chiacchiere e risate, c’è anche qualche poliziotto che tiene sotto controllo la situazione, oggi c’è un po’ più tensione del solito, vista l’importanza della partita ci sarà molta più gente e magati qualcuno sarà anche un più “agitato” di quanto lo sia solitamente.
Dopo qualche minuto usciamo e camminiamo verso lo stadio, ma prima si fa tappa al “The Bouverie”, birra d’obbligo, ci si diverte, molti sono incuriositi dalla mia presenza, tutti mi parlano comunque in tono molto amichevole, c’è chi mi chiede i motivi per cui seguo il Chester, c’è chi vorrebbe venire in Italia a vedere una partita del Lecco, il mio local team, stringo amicizia in particolare con Tom ed Arikan, ma anche con il simpaticissimo Chris, il ragazzo che vive a Preston, con il quale scopro di aver un conoscente, tifoso del PNE, in comune.
Usciti da questo pub li vedo entrare in un mini market, penso abbiano fame, ed invece escono con borse piene di lattine di birre e me ne offrono una, ne farei anche a meno, ma non posso rifiutare, stavolta ci dirigiamo diretti verso lo stadio anche perché mancano pochi minuti alle 15, quando lo intravedo l’adrenalina sale, vederlo in un matchday con tanta gente è certamente più suggestivo, facciamo un brevissimo giro al club shop, ma ci sono soltanto maglie con taglie enormi, quindi ci dirigiamo verso l’ingresso della Harry McNally Terrace, la “home standing area”, dove si può stare solo in piedi, solo gradoni, niente seggiolini, come piace a noi.
Appena entriamo veniamo subito avvolti in un’atmosfera magica, fumogeni blu, un bandierone tenuto aperto e teso dai tifosi, altre bandiere che sventolano ed un gran tifo, ci mettiamo in piedi nel primo “buco” che troviamo, siamo immersi in quel bellissimo clima, è fantastico vedere tanti giovani tifare con entusiasmo per il loro local team nonostante militi in sesta serie, è tutto fantastico e coinvolgente, i cori andranno avanti incessantemente per tutti i 90 minuti, peccato solo che le squadre in campo non riescano a regalarci lo stesso spettacolo, la partita termina infatti a reti inviolate e senza grandi emozioni, un’occasione persa per il Chester che vincendo avrebbe potuto avvicinarsi al primo posto della classifica.
Durante l’intervallo siamo usciti dal settore andando all’esterno della terrace, non ci sono bar che vendono birra, ma forse è meglio così, si resta lì a parlare, facciamo altre foto e conosco altri ragazzi, è tutto bellissimo ed anche il tempo è perfetto, sole pieno e fa quasi caldo.
L’ultima tappa è lo “Shropshire Arms”, il pub in centro dove ci eravamo fermati anche prima della partita, qui arriva anche Silvia, restiamo ancora qualche minuto con i lads del Chester, poi decidiamo di tornare a Liverpool, mi sarebbe piaciuto restare a Chester e cenare lì, magari al “The Architect”, un pub bellissimo dove eravamo stati nel nostro precedente viaggio in questa città, ma la stanchezza ci consiglia di tornare in albergo, salutiamo Arikan, Tom e gli altri, li ringrazio per l’ospitalità e la stupenda giornata, speriamo di poterci rivedere prima o poi, ci dirigiamo poi verso la stazione accompagnati da Chris, che deve tornare a Preston, poi, arrivati a destinazione, ci salutiamo e ci diamo appuntamento alla prossima occasione.
E’ stata una giornata intensa, ma bellissima, è andata proprio come speravo, mi sono trovato benissimo con i ragazzi del Chester, l’esperienza allo stadio è stata come me l’aspettavo, forse anche meglio, c’era una grande atmosfera e sembrava di essere ad una partita di Championship per l’intensità del tifo, il numero di spettatori presenti, l’entusiasmo e l’amore nei confronti della squadra della città.
La domenica mattina passiamo le nostre ultime ore a Liverpool facendo un po’ di shopping, in particolare entriamo in un negozio di abbigliamento vintage bellissimo, si chiama “The Resurrection”, qui trovo la nuova versione, appena uscita, del leggendario “Trango”, un giaccone della Berghaus che spopolava negli anni 90 e che di recente è stato riproposto, peccato che il prezzo sia davvero proibitivo, acquisto comunque un maglione della Fila, ma ci sarebbero tanti altri articoli che mi piacerebbe prendere, dai tracktop di Sergio Tacchini o Ellesse, dai pantaloni della Lois, le giacche Berghaus e di tanti altri marchi legati alla sottocultura casual, al piano superiore c’è anche il reparto dell’usato con tante giacche a vento Adidas o di altri brand, c’è anche un reparto dedicato alla musica con vinili, cd ed anche musicassette d’altri tempi.
Giriamo un po’ per il centro ed a Liverpool One, poi arriva il tanto temuto momento di dover prendere il bus che ci porta in aeroporto e la vacanza è ufficialmente terminata, conservo grandi ricordi, momenti bellissimi, la città di Liverpool ci ha sorpresi positivamente, in particolare Mathew Street con i suoi locali ed i pub, ma anche i Docks, e poi gli stadi, da Prenton Park, ad Anfield, da Goodison Park fino al Deva di Chester, e proprio a Chester sono legate le emozioni più grandi, quel matchday che ricorderò per sempre, il pre-match in tre pub diversi, la partita ed il post-match in altri pub, ma soprattutto conserverò le amicizie, i rapporti che si sono creati con i lads del CFC, alla fine sono queste le cose più importanti, essere riuscito ad instaurare dei bellissimi rapporti mi riempie di felicità ed orgoglio, spero di tornare a Chester e di poter rivedere Tom, Arikan, Chris e gli altri, la loro ospitalità ed amicizia valgono tantissimo per me.
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